Tutto come prima della sosta
È il tormentone di questo autunno 2022 e dopo la sconfitta di San Siro, puntualmente, è stato riproposto a grande richiesta: parliamo dell’hashtag #AllegriOUT. Così, mentre la proprietà confermava di nuovo la fiducia in Max, sui social sabato sera si scatenava un’altra reazione degli anti Allegri, quelli che non ne possono più dei ripetuti “Rimanere sereni, lavorare e ripartire” rilasciati da Max dopo le sconfitte.
L’ultimo meme su #AllegriOUT
Ed eccoli, i temutissimi meme sui social, che da sabato ore 20:00 hanno ripreso ad invadere le home degli appassionati di calcio. Ecco quello che è girato di più insieme a quello su come sarebbero i giocattoli della Juve! In pratica, qualche settimana fa Allegri dichiarò che fino ad allora aveva avuto a disposizione solo una “Juventus virtuale”, in quanto zeppa di assenti. Poi aggiunse una battuta sul Milan, che proprio sabato ha affrontato i bianconeri con molte assenze importanti.
“Vorrei vedere il Milan senza 5 titolari…”
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Milan – Juventus 2-0
È la crisi di Allegri o la crisi della Juventus?
Con i media succede spesso così: la Juventus in questo momento né gioca bene e né vince? Di conseguenza Allegri è diventato improvvisamente l’unico responsabile. La verità è che la crisi della Juventus viene da più lontano e in molti hanno già dimenticato che negli ultimi anni, sulla panchina bianconera, hanno già fallito sia Pirlo che Sarri, quest’ultimo tecnico dalle idee opposte a quelle di Max. E allora ecco qualche domanda!
Qualcuno si è chiesto come mai al Milan, nonostante budget più risicati, siano stati capaci di costruire due squadre (una titolare e l’altra di riserva) su misura del 4-2-3-1, il modulo preferito da Mr. Pioli? Pioli predilige un calcio fatto di verticalizzazioni e velocità? Guardare per credere le caratteristiche dei trequartisti a sua disposizione: Leao, Saelemaekers, Messias, ecc.
Oppure, ancora… Qualcuno si è chiesto se davvero siano sufficienti gli acquisti di Di Maria e Pogba infortunati e Paredes fuori forma per sostenere che la Juventus sia stata costruita a immagine e somiglianza di Allegri? È risaputo che Max (così come Ancelotti) predilige attaccare in contropiede. E allora, siamo sicuri che la coppia Milik – Vlahovic sia una coppia di contropiedisti? Qualcuno ricorda quanto Ancelotti abbia faticato ad allenare Milik e Insigne, perché non attaccavano mai la profondità in ripartenza?
E allora, perché ce l’hanno tutti con Allegri?
Non che Allegri non abbia le sue responsabilità! A volte, per smuovere situazioni emotivamente così depresse, ci vorrebbe un cuore più caldo, che probabilmente Max non ha o non mette a disposizione di questo mestiere. E questo lo percepiamo un po’ tutti. Ma la verità è che è solo uno dei responsabili della crisi Juve. E allora, perché ce l’hanno tutti con Max? Perché Allegri rappresenta l’antitesi della moda attuale: un calcio fatto di schemi. Avete presente i suoi battibecchi con Adani?
Allegri non è più di moda!
E la verità è che Max è cascato a pieno nella trappola dei giornalisti. Una volta ha dichiarato: “In Italia si parla solo di tattica, di schemi, sono tutte cavolate. Il calcio è arte e gli artisti sono i giocatori di livello mondiale. Non devi insegnare loro nulla, basta ammirarli. Tutto ciò che devi fare è metterli nelle migliori condizioni per fare bene. L’allenatore deve mettere gli “altri” giocatori in una posizione ideale per portare la palla a campioni come Ronaldo, Dybala, Seedorf, Ronaldinho o Pirlo, poi una volta che hanno la palla decidono loro cosa farne, qual è la decisione migliore”.
Poi la battuta sull’importanza di saper ottenere anche “vittorie di corto muso”, poi la stoccata decisiva sulla tuta di Sarri: “Io, gli allenatori che si presentano a bordocampo con la tuta, li multerei: stai rappresentando la società, non puoi metterti la tuta!”. Questa frase decretò la sua elezione a uomo simbolo della categoria di allenatori “risultatisti”, contrapposta alla categoria dei “giochisti”, capeggiata da Sarri, guarda caso, l’allenatore poi scelto dalla Juventus per sostituire Allegri dopo i 5 scudetti.
Le 3 frasi di Allegri che forse non hai capito
1) “Dicono che in Italia manchino i giocatori, ma siamo la nazione che ha vinto quattro Mondiali: in Italia i giocatori ci sono sempre stati e ci saranno di nuovo. Bisogna tornare a lavorare di più sui singoli e meno sulla tattica e sugli schemi. Oggi ci sono molti giocatori che sono polli da allevamento e questo non è un bene per il calcio. Bisogna abituare i giovani a pensare, ad avere ambizioni, senza togliergli creatività e inventiva”
Massimiliano Allegri
2) “Facciamo giocare i bambini e non cerchiamo di trasformare il calcio in una scienza esatta, perché non è un gioco di schemi”.
Massimiliano Allegri
3) “Lo vogliono fare passare per scienza, invece non c’è un cavolo di niente di scientifico. È uno spettacolo, e lo spettacolo lo fanno gli artisti. Qui vogliono spoetizzare il calcio, soffocare la creatività: è questo l’errore più grande che stiamo facendo. Se togli la poesia, allora tanto vale giocarsela al computer”.
Massimiliano Allegri
La filosofia “pratica” di Allegri
Se leggiamo bene queste sue dichiarazioni, ci rendiamo conto che Allegri è uno degli ultimi baluardi di una filosofia che sta sfumando! Ha provato a far riflettere tutti sulla differenza tra la tattica moderna (fatta di schemi ripetitivi) e la strategia (l’arte di adattarsi all’avversario). Non solo! Ci ha spiegato col calcio la differenza tra individualismo ed egoismo. Allegri ha provato a spiegarci anche la differenza tra un calcio di schemi e un calcio di lettura individuale.
In più, ha provato ad illuminarci sul pericolo di incentrare le scuole calcio solo sugli schemi. Perché? Invitando i bambini a ripetere pari pari le indicazioni del mister, si limitano sia la loro creatività che la loro capacità di prendere decisioni autonome.
L’errore di Allegri
Così, nonostante anno dopo anno, il Real Madrid continui a vincere Champions League con un calcio fatto di letture individuali e contropiede, nonostante l’Inter sia tornata a vincere lo scudetto solo quando Antonio Conte ha rilanciato difesa e contropiede e nonostante anche il Milan sia tornato allo scudetto quando Pioli ha registrato la difesa e dato a Leao libertà di espressione e movimento, nonostante tutti questi esempi pratici, oggi, per molti, Allegri è il simbolo del fallimento di un calcio fatto di letture individuali.
E mentre noi ci siamo lasciati distrarre e dividere dalle rivalità teoriche tra “risultatisti e giochisti”, “calcio di schemi e calcio di lettura”, un’altra predica è finita nel deserto e noi abbiamo perso un’altra opportunità di comprensione del focus. La verità è che Allegri teme una disumanizzazione del calcio. L’ha messo sul tono della metafora e della burla, e la maggior parte di noi non l’ha capito.
Nel frattempo, anche Allegri ha finito con l’identificarsi con il ruolo datogli dai media e correndo dietro alle teorie, abbiamo finito per essere driver del motto “Divide et confunde”. Ecco probabilmente cosa intendeva Allegri quando ad Adani rispondeva: “Parli solo di teorie, non di pratica”.
Ci siamo persi dietro le teorie e ad oggi, Allegri, della nuova moda, è solo un bersaglio.